In Germania, l'aborto è ancora considerato un reato penale ai sensi del paragrafo 218, sebbene sia consentito con restrizioni come la consulenza obbligatoria e il periodo di attesa. Un nuovo disegno di legge ne chiede la piena depenalizzazione, con l'obiettivo di garantire l’autonomia e i diritti riproduttivi. Questo articolo esplora l'impatto della mancanza di una piena legalizzazione in un contesto politico che rischia di minacciare ulteriormente questi diritti.
Il 17 ottobre 2024 una coalizione di 26 organizzazioni della società civile ha presentato un disegno di legge per l’abrogazione del paragrafo §218 del Codice penale tedesco, chiedendo la legalizzazione totale dell'aborto al fine di garantire i diritti riproduttivi e la libertà di scelta sul proprio corpo tramite aborti legali e sicuri. La proposta del 17 ottobre mira quindi a depenalizzare l'aborto fino alla 22ª settimana di gravidanza e a eliminare l'obbligo di consulenza, come peraltro già suggerito da una commissione governativa all'inizio del 2024. L’iniziativa fa parte di un movimento più vasto che si batte per l’ampliamento dei diritti riproduttivi, in contrasto con le forze politiche conservatrici.[1]
Occorre a tale riguardo sottolineare che, di fatto, l’aborto in Germania è tuttora illegale. È infatti ancora considerato un reato ai sensi del paragrafo 218 e in teoria può essere punito con la reclusione sia della persona incinta che del medico. Nella pratica, tuttavia, l’applicazione della pena è piuttosto improbabile, poiché varie eccezioni consentono comunque il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza. Per contro, sono però ancora molte le previsioni normative che rendono illegale l'aborto. Questo articolo analizza il quadro normativo e le correlate difficoltà di accesso all'aborto in Germania nonché il modo in cui l'attuale scenario politico influenza la questione.
Storia del paragrafo § 218
Nel 1871, in un periodo di grandi rivolgimenti sociali e politici, il neo-costituito Impero tedesco introdusse nel Codice Penale il paragrafo 218 nel tentativo di trovare una normativa coesa.[2] Nel 1927 fu poi introdotta un'eccezione per i casi in cui l'aborto fosse necessario per motivi medici. [3]
Dopo la divisione della Germania, la questione dei diritti delle donne divenne un controverso oggetto di discussione tra Est e Ovest, con accesi dibattiti sull'aborto. Nei primi anni '70, la Repubblica Democratica Tedesca legalizzò l'aborto su richiesta entro la 12° settimana di gravidanza, mentre la Repubblica Federale di Germania continuò a considerarlo un reato.[4]
Negli anni ‘90, dopo la riunificazione, si riaccesero le discussioni di carattere giuridico sull’aborto nel tentativo di pervenire ad un compromesso tra la posizione della Germania dell’Est e quella dell’Ovest. Nel 1992 il Bundestag autorizzò l'aborto entro il termine delle prime 12 settimane. Tuttavia nel 1993 la Corte Costituzionale dichiarò questa legge incostituzionale per insufficiente tutela del feto. Questo portò all'attuale compromesso secondo cui l'aborto è illegale, ma non punibile qualora vengano rispettate alcune condizioni.[5] La legge sui conflitti di gravidanza (Schwangerschaftskonfliktgesetz) del 1995 consolidò questo quadro giuridico. Nel corso di questa evoluzione giuridica il dibattito si è sempre più focalizzato sul concetto di tutela della vita del nascituro.
Riassumendo, dunque, attualmente in Germania il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza è regolamentato dal paragrafo 218 del Codice Penale. Il modello tedesco è unico nel suo genere in quanto l’aborto è teoricamente illegale, ma non punibile se:[6]
- non sono trascorse più di dodici settimane tra il concepimento e il momento dell'aborto;
- è la persona incinta stessa a richiedere l'aborto;
- la persona si è rivolta ad un consultorio riconosciuto dallo Stato almeno tre giorni prima della data dell'aborto;
- l’intervento viene effettuato quando la gravidanza comporta un grave pericolo per la vita della persona incinta o il rischio di gravi danni alla sua salute fisica o mentale;
- infine, se la gravidanza è il risultato di un reato sessuale, ad esempio uno stupro, e il concepimento non è avvenuto più di dodici settimane prima.
Al di fuori di queste eccezioni l’aborto può comportare conseguenze legali sia per la paziente che per il personale medico. Inoltre, i costi per un aborto, che variano tra i 300 e i 700 euro, non sono coperti dall'assicurazione sanitaria obbligatoria, a meno che la persona non sia "socialmente svantaggiata" (con un reddito inferiore ai 1.446€ al mese) e necessiti di supporto finanziario. Tuttavia, l'assicurazione sanitaria copre il costo dell’aborto in caso di stupro o motivazioni medico-sanitarie (anche oltre le 12 settimane).[7]
Inoltre la legge sui conflitti di gravidanza (Schwangerschaftskonfliktgesetz) regola le questioni relative alla pianificazione familiare, la contraccezione e la consulenza. Il paragrafo 5 regolamenta la seduta di consulenza obbligatoria. Le sedute di consulenza vertono sulle motivazioni che spingono la persona incinta ad abortire e vogliono offrire soluzioni alternative di carattere medico, sociale e legale per supportare la persona in caso di prosecuzione della gravidanza.[8]
Statistiche
I recenti dati forniti dall'Ufficio federale di statistica tedesco rivelano che nel 2023 il numero di aborti ha raggiunto quota 106.218, il numero più alto da oltre un decennio. Le statistiche relative al 2024 mostrano che questa tendenza è in aumento poiché tutt’oggi la percentuale di aborti è superiore a quella dell'anno scorso. Tra il 2013 e il 2022 il numero di aborti è rimasto relativamente stabile, oscillando tra i 98.000 e i 104.000 annui.[9] Nonostante l'aumento di questi ultimi due anni, la Germania registra tassi di aborto bassi, pari a 5,6 aborti ogni 1000 donne. A titolo di raffronto, la Francia ha registrato 14,1 aborti ogni 1000 donne, l'Italia 5,0, e gli Stati Uniti 11,6 (la percentuale è salita a 15,9 nel 2024).[10]
Quali sono le principali difficoltà nell'accesso all'aborto in Germania?
La consulenza obbligatoria e il periodo di attesa di tre giorni
La seduta di consulenza obbligatoria e il rilascio del relativo certificato rappresentano un grande ostacolo per l'accesso all’interruzione volontaria della gravidanza. Sebbene il certificato di consulenza abbia lo scopo di garantire un processo decisionale informato, i sostenitori pro-choice sostengono che sia il periodo di attesa che la consulenza obbligatoria violino l'autonomia del/della paziente.[11] Inoltre la legge autorizza gli operatori e le operatrici dei consultori a prevedere, qualora lo ritengano necessario, una seconda sessione, il che può ulteriormente ritardare il rilascio del certificato.[12] Il periodo di attesa obbligatorio di tre giorni peggiora ulteriormente la situazione poiché crea un ostacolo che impatta in modo pesante sulle persone incinte che si trovano già in una situazione difficile, aumentando le difficoltà e il disagio psicologico.
I costi elevati
Il fallimento dei tentativi di decriminalizzazione dell'aborto si traduce anche in un costo diretto per il/la paziente, poiché non è prevista la prestazione gratuita come per altri servizi sanitari essenziali. In Germania la possibilità di copertura assicurativa in caso di aborto dipende da vari fattori, ma può essere riassunta come segue: l'assicurazione sanitaria pubblica copre le consulenze, i farmaci e le cure post-operatorie, ma l’aborto stesso è autofinanziato. I costi a carico del/la paziente vanno da 300 a 700 euro, a seconda del metodo e dell'anestesia utilizzati.[13] La maggior parte delle assicurazioni sanitarie private generalmente non copre i costi degli aborti. La copertura è prevista solo per chi ha un reddito netto mensile inferiore a 1.446 euro, soglia che può aumentare a seconda delle dimensioni della famiglia e all’ammontare dell'affitto.[14] La richiesta di assunzione dei costi in caso di necessità può essere presentata alla compagnia di assicurazione sanitaria. Tale regolamentazione si applica solo per gli aborti eseguiti entro il limite delle 12 settimane, mentre gli aborti per emergenze mediche dopo le 12 settimane sono coperti.
La carenza di medici e consultori
Un problema che affligge tutto il paese è la diminuzione del numero di medici che praticano aborti, il che ha creato una grave carenza a livello nazionale. Ciò rende difficile l'accesso all'aborto, poiché in Germania solo i medici possono offrire questo servizio, a differenza di Paesi come la Francia, dove sono autorizzate anche le ostetriche, o l'Italia, dove la pillola abortiva può in teoria essere somministrata nei consultori. Dal 2003 si registra un calo del 46% del personale medico e delle strutture sanitarie che praticano aborti.[15] Una delle ragioni di questa tendenza potrebbe essere la mancanza di un’adeguata formazione sull'aborto nel curriculum dei medici. Sebbene alcune università offrano corsi specifici di specializzazione sull'aborto, questi restano insufficienti.[16] Inoltre, molti medici sono riluttanti a praticare l’aborto per paura delle potenziali ripercussioni legali, poiché la pratica dell’aborto continua a restare penalmente perseguibile. Se legalizzato, l'aborto sarebbe classificato come una normale prestazione medica, il che potrebbe indurre un maggior numero di medici a praticarlo. Pertanto trovare una clinica che pratichi l’aborto è ormai diventata una vera impresa.[17]
Differenze regionali nell'accesso alle cure per l'aborto
Esiste una differenza significativa tra l'accesso all'aborto nelle grandi città rispetto alle aree rurali: a Berlino e Amburgo le strutture per l'aborto sono molto accessibili, mentre negli Stati della Baviera, del Baden-Württemberg e della Renania-Palatinato l'accesso è molto più limitato.[18] In effetti, l'accesso all'aborto è particolarmente difficile nella Germania meridionale, dove la popolazione è in maggioranza cattolica. Ciò comporta grandi difficoltà nel trovare medici, ottenere appuntamenti e la necessità di percorrere lunghe distanze, anche fino a 100 km.[19]
Inoltre, in Germania il finanziamento dei consultori è una competenza degli Stati (Länder), esponendo alcuni Stati a un maggiore rischio di disservizio. Le recenti vittorie elettorali dell'AfD, che mira a limitare i diritti riproduttivi in Stati come la Sassonia, la Turingia e il Brandeburgo, evidenziano bene questo rischio. Se i governi federali tagliano o eliminano del tutto i finanziamenti, l'accesso all'aborto viene di fatto ostacolato, poiché la pratica rimane illegale in assenza della seduta di consulenza obbligatoria.
Ultimi passi e panorama politico
Il 21 marzo 2023 è stata creata la Commissione per l’autodeterminazione e la medicina riproduttiva (Kommission zur reproduktiven Selbstbestimmung und Fortpflanzungsmedizin) per discutere i possibili modi di regolamentare l'aborto fuori dal Codice Penale. La commissione, composta da 18 esperte ed esperti in medicina, psicologia, etica e diritto, ha presentato il suo rapporto finale nell'aprile del 2024, nel quale ha raccomandato la legalizzazione dell'aborto entro il termine delle 12 settimane. La Commissione ha formulato le raccomandazioni sulla base del fatto che l'attuale quadro normativo non regge al “controllo costituzionale, internazionale e del diritto europeo”.[20] La creazione della Commissione era stata concordata nell'accordo di coalizione tra socialisti (SPD), liberali (FDP) e verdi (Bündnis 90/Die Grünen), ma ha riscontrato opposizione in particolare dell’alleanza conservatrice CDU/CSU e dall'estrema destra AfD, che sono fermamente contrarie alla legalizzazione dell'aborto. Quest’ultimi hanno dichiarato che, nel caso in cui le raccomandazioni venissero applicate, si rivolgerebbero alla Corte costituzionale.[21]
Il 17 ottobre 2024, un'alleanza di 26 associazioni e organizzazioni della società civile ha presentato un disegno di legge che propone l'abolizione del paragrafo 218 del Codice Penale e la legalizzazione dell'aborto fino alla 22ª settimana di gravidanza. Il progetto di legge, basandosi sui risultati finali della relazione della Commissione, propone che l’aborto venga considerato come una prestazione medica legale e che la seduta di consulenza obbligatoria venga sostituita dal diritto ad una consulenza. Il disegno di legge chiede inoltre che i medici possano continuare a registrarsi come obiettori di coscienza e che l'aborto rimanga illegale se eseguito contro la volontà della persona incinta.[22] Sono state anche proposte modifiche a vari articoli della legge sui conflitti di gravidanza. Sebbene il governo non sia obbligato ad accettare la proposta di legge, essa rappresenta un passo significativo per la società civile nella lotta per la legalizzazione dell'aborto. Sarà quindi interessante osservare gli ulteriori sviluppi.
L'ascesa dei partiti di estrema destra in Germania ha suscitato preoccupazione per quanto riguarda i diritti riproduttivi sia a livello nazionale che di Länder. Il fatto che l'aborto sia ancora criminalizzato significa che, con un cambio di leadership politica, l'accesso all'aborto potrebbe essere rapidamente limitato o eliminato. Come già descritto, potrebbe essere fortemente limitato semplicemente attraverso tagli ai finanziamenti a livello di Länder, ma le implicazioni potrebbero essere molto più ampie a livello nazionale attraverso semplici cambiamenti, come l'aumento dei periodi di attesa e dei requisiti di consulenza, un'ulteriore restrizione della copertura da parte dell'assicurazione sanitaria pubblica, norme potenzialmente più permissive sugli obiettori di coscienza e il rafforzamento del paragrafo 218.
Il 15 novembre deputati di SPD e Die Grünen hanno presentato una mozione per legalizzare l'aborto nei primi tre mesi di gravidanza prima delle elezioni del Bundestag in febbraio 2025. Questa decisione è stata già pesantemente criticata dall'opposizione; sarà quindi importante osservare gli sviluppi nei mesi successivi.
Un bisogno urgente di legalizzazione?
La Germania è uno dei pochi paesi europei dove l'aborto è ancora considerato un reato. Al momento, l’aborto è una pratica accessibile benché illegale, ma il rapido evolversi delle dinamiche politiche e la possibilità di ulteriori restrizioni e regressioni suggeriscono l’urgenza di rivedere il quadro giuridico che regolamenta l’aborto. Legalizzare l'aborto significherebbe garantire un accesso più sicuro e agevole a questa prestazione e consolidare il diritto all’autodeterminazione, ovvero decidere autonomamente sul proprio corpo.