In Germania, le comunità energetiche hanno assunto forme, e seguito percorsi, diversi da quanto si è potuto osservare in Francia. Pionieri più di vent'anni fa, dopo aver subito un freno negli anni 2010, oggi i progetti di comunità energetiche cercano una rinascita che potrebbero trovare nell'ambizioso piano di rilancio delle energie rinnovabili recentemente annunciato dal governo.
All'interno dell'Unione Europea, la Germania è considerata uno dei Paesi pionieri nel campo delle comunità energetiche rinnovabili. Le cifre sono effettivamente impressionanti: tra il 2000 e il 2016, le operazioni riconducibili alle comunità energetiche hanno rappresentato il 42% della capacità di energia elettrica rinnovabile connessa[1] in questo arco di tempo. Ciò rappresenta diverse decine di gigawatt di potenza quando, nello stesso periodo, in Francia il movimento delle comunità energetiche stava appena nascendo. Tuttavia, prima di proseguire con l'analisi della situazione tedesca, è necessario fare una precisazione metodologica. Quando si parla di comunità energetiche, la portata di questo fenomeno non è la stessa da un lato e dall'altro del Reno, come spiega Andreas Rüdinger, consulente in materia di politiche energetiche e ricercatore associato all'Iddri[2].
Mentre in Francia questo termine indica le operazioni collettive gestite da cittadini e/o enti locali sotto una governance condivisa, in Germania si includono anche tutti gli impianti di proprietà di privati. Un impianto fotovoltaico di pochi kilowatt installato sul tetto di una singola abitazione rientra quindi pienamente nell'ambito delle comunità energetiche.
La differenza è notevole e ci permette di capire meglio le cifre tedesche. Un'altra differenza riguarda gli impianti sviluppati esclusivamente dagli enti locali: senza la partecipazione dei cittadini, in Germania questi impianti sono esclusi dal tema delle comunità energetiche. Ciò è dovuto al fatto che, tradizionalmente, i Comuni sono molto presenti nel settore energetico, con 800 aziende municipalizzate in attività. Considerato il loro coinvolgimento storico e tradizionale in numerosi settori, tra cui l'energia, non sono stati inclusi nell’ambito delle comunità energetiche. In Francia, i progetti realizzati esclusivamente dagli enti locali (in particolare attraverso società semipubbliche) sono associati al movimento dei cittadini in sento lato, anche se il loro numero effettivo non è noto. Riassumendo, possiamo quindi affermare che in Germania l'accento è posto sull'aspetto "cittadino" delle operazioni, mentre in Francia si tende a valorizzare di più la nozione di "governance condivisa".
L’epoca d'oro tedesca
Il boom delle comunità energetiche in Germania è profondamente legato alla decisione, presa nel 1998, di programmare l'uscita dal nucleare. Il Paese punta allora su una forte crescita delle energie rinnovabili e introduce, nel 2000, una legge specifica (Erneuerbare-Energien-Gesetz, detta anche Legge EEG) che ne faciliterà notevolmente l'implementazione. I risultati non tardano ad arrivare: la percentuale delle energie rinnovabili nei consumi di elettricità del Paese passa dal 9,4% del 2004 al 18,2% del 2010, e raggiunge il 44,7% alla fine del 2020[3].
Ce contexte participe à une sensibilisation de la population allemande qui va être partie prenante de la transition énergétique du pays à travers l’installation d’équipements renouvelables individuels mais également en prenant des parts dans des projets collectifs photovoltaïques, éoliens ou biomasse. Comme en France, les initiatives citoyennes allemandes ont pris différentes formes juridiques : sociétés civiles (Gesellschaft bürgerlichen Rechts), SARL, société en commandite (GmbH Kommanditgesellschaft) ou encore les sociétés coopératives enregistrées (eingetragene Genossenschaften, eG). Toutefois, en raison de leur flexibilité et des facilités accordées en matière de souscription citoyenne, le développement des projets citoyens a principalement été fondé sur les sociétés coopératives. Un chiffre pour illustrer cela : alors qu
Questo contesto contribuisce a sensibilizzare la popolazione tedesca, che giocherà un ruolo attivo nella transizione energetica del Paese attraverso l'installazione di impianti rinnovabili individuali ma anche partecipando a progetti collettivi di fotovoltaico, eolico o biomassa. Come in Francia, le iniziative dei cittadini tedeschi assumono diverse forme giuridiche: società di diritto civile (Gesellschaft bürgerlichen Rechts), società a responsabilità limitata (GmbH Kommanditgesellschaft) o società cooperative registrate (eingetragene Genossenschaften, eG). Tuttavia, grazie alla loro flessibilità e alle agevolazioni concesse per l'adesione, lo sviluppo dei progetti cittadini si basa principalmente sulle società cooperative. Un dato esplicativo: mentre il numero di società cooperative ristagna a 8 nel 2006, il movimento conosce poi una forte accelerazione per raggiungere le 896 società nel 2020 (si veda grafico 1).
La chiarezza del quadro normativo tedesco applicato alle energie rinnovabili, unita alla stabilità dei meccanismi di sostegno (sotto forma di tariffe incentivanti) e all'accesso a tassi di finanziamento preferenziali tramite la banca pubblica Kreditanstalt für Wiederaufbau (Kf W), contribuisce alla creazione di un ecosistema di attori sempre più professionalizzati al servizio dell’agenda dei cittadini. In diversi Länder si iniziano a produrre guide tecniche sulla creazione di progetti di comunità energetiche per facilitarne l'impostazione legale o economica, e si formano società di consulenza specializzate nel supporto alle iniziative dei cittadini. Allo stesso tempo, la potente rete di banche cooperative crea dei "kit di avvio" che includono contratti, modelli di statuti e strumenti di analisi economica per semplificare la creazione di nuove strutture. Il movimento diventerà autosufficiente, poiché la generalizzazione dei progetti di comunità energetiche sul territorio tedesco porterà un feedback positivo e massiccio, incoraggiando nuovi attori a scendere in campo a loro volta. La Germania vive così una sorta di epoca d'oro delle comunità energetiche, che è durata fino alla metà degli anni 2010.
Un rilancio atteso
Le contexte évolue cependant à partir de 2014 sous l’effet de deux changements réglementaires. Le premier a porté sur l’introduction du complément de rémunération en substitution des tarifs d’achat. Le nouveau mécanisme est moins simple que le précédent car il implique que l’énergie est désormais vendue sur les marchés de l’électricité. Cela nécessite d’avoir accès aux marchés ou de passer par des intermédiaires (appelés agrégateurs), mais dans les deux cas le parcours est plus complexe ou coûteux pour les projets portés par des citoyens. Le second changement a été celui d’une réforme du statut des coopératives qui durcit les conditions de leur création. Cela va conduire à une baisse rapide de la dynamique de l’énergie citoyenne en Allemagne puisqu’en 2016, moins de 100 nouveaux projets citoyens ont émergé alors que ce chiffre était de plus de 260 en 2013. Le tassement de la dynamique est tel que le gouvernement en place, au tournant des années 2020, choisit de ne pas transposer dans le droit allemand les articles 21 et 22 de la directive européenne 2018/2001 portant sur les notions de communautés d’énergie renouvelable et de comTuttavia, dal 2014 questo contesto è cambiato per effetto di due modifiche normative. La prima riguardava l'introduzione della remunerazione aggiuntiva in sostituzione delle tariffe incentivanti. Il nuovo meccanismo è meno semplice del precedente, poiché implica che l'energia venga ora venduta sui mercati dell'elettricità. Ciò richiede l'accesso ai mercati o il passaggio attraverso intermediari (chiamati "aggregatori"), ma in entrambi i casi il percorso è più complesso e più costoso per i progetti guidati dai cittadini. La seconda modifica è stata la riforma dello status delle cooperative, che ha reso più rigide le condizioni per la loro creazione. Tutto questo porterà a un rapido freno delle comunità energetiche in Germania: nel 2016 sono nati meno di 100 nuovi progetti cittadini, quando nel 2013 erano più di 260. La stagnazione del settore è tale che il governo incaricato, a cavallo degli anni 2020, decide di non recepire nella legge tedesca gli articoli 21 e 22 della Direttiva europea 2018/2001 sui concetti di comunità energetica rinnovabile e comunità energetiche dei cittadini, in violazione del diritto europeo. L'argomentazione sostenuta dall'allora governo in carica, guidato da Angela Merkel, era di assimilare la nozione di comunità di energia rinnovabile a quella di autoconsumo collettivo, già presente nella legge tedesca. Ci sono voluti la mobilitazione degli attori dell'ecosistema cittadino e un reclamo presentato a Bruxelles dal Bündnis Bürgerenergie e.V. (BBEn), organizzazione che riunisce i progetti delle comunità energetiche in Germania, perché il nuovo governo di coalizione guidato dal Cancelliere Olaf Scholz cambiasse la sua posizione. All'inizio del 2022, il recepimento dei due articoli è stato oggetto dei primi testi di legge che devono ora essere validati dal Parlamento prima della loro entrata in vigore, presumibilmente in maggio.
Grazie alla loro flessibilità e alle agevolazioni concesse per l'adesione, lo sviluppo dei progetti cittadini si basa principalmente sulle società cooperative. Mentre il numero di società cooperative ristagna a 8 nel 2006, il movimento conosce poi una forte accelerazione per raggiungere le 896 società nel 2020.
Inoltre, un disegno di legge presentato all'inizio di aprile 2022 (Osterpaket) e che potrebbe andare a vantaggio delle comunità energetiche promette di essere ricco di riforme per rivitalizzare i progetti eolici, fotovoltaici, a biomassa o a idrogeno. Tra le modifiche annunciate, le comunità di impianti fotovoltaici con una capacità fino a 6 MW non dovranno più passare attraverso una procedura di gara d'appalto, ma potranno beneficiare direttamente degli incentivi.
Questa misura rientrava tra le richieste del BBEn. Sempre a proposito dell'energia solare, le tariffe incentivanti per gli impianti fotovoltaici saranno rivalutate, soprattutto per la cessione in rete, il che dovrebbe favorire anche i le comunità energetiche. Negli ultimi anni, le curve sembrano quindi essersi incrociate tra la Germania e la Francia per quanto riguarda l'interesse per le comunità energetiche, ma si potrebbe avvertire rapidamente una ripresa. Le recenti dichiarazioni di Robert Habeck, il nuovo Ministro tedesco dell'Economia, hanno rivelato una forte volontà di accelerare la crescita delle energie rinnovabili e le comunità energetiche dovrebbero trarne beneficio, come riassume Andreas Rüdinger: "In termini di consumo di elettricità, il Paese punta ora a una quota di energia rinnovabile dell'80% entro il 2030 (rispetto al 65% precedente) e le comunità energetiche avranno un proprio ruolo da svolgere. Coinvolgere i cittadini nella produzione di energia rinnovabile locale presenta forti vantaggi in termini di consapevolezza, appropriazione delle tecnologie di produzione e accettabilità dei progetti, tutti elementi di cui il governo avrà bisogno per riuscire nella sua scommessa". Questi argomenti portano Andreas Rüdinger a un'ultima riflessione: "Sia in Francia che in Germania vengono adottati due approcci sul tema delle comunità energetiche. Un primo approccio, che possiamo definire utilitaristico, dove il principale obiettivo dichiarato è lo sviluppo delle energie rinnovabili, e se le comunità energetiche possono essere un mezzo per raggiungerlo più in fretta, sviluppiamoli senza che siano un fine in sé. Il secondo approccio sarebbe più normativo, che considererebbe la democratizzazione dell'energia e l'appropriazione della transizione come soggetti in sé e lo sviluppo di comunità energetiche come un obiettivo in quanto tale. Anche se questi progetti sono un po' più complessi da realizzare e costano un po' di più, dobbiamo sostenerli. Oggi, il governo tedesco sta iniziando ad adottare una posizione che combina i due approcci." La vera vittoria sarebbe senza dubbio che un giorno tutti, anche in Francia, accettassero di riconoscere il movimento delle comunità energetiche come un vettore a sé stante, in grado di plasmare il paesaggio energetico, ecologico e sociale di domani.