Inquinamento: acque avvelenate

Atlante dei pesticidi

In Italia sono stati trovati pesticidi nel 55,1% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 23,3% dei punti di monitoraggio delle acque sotterranee, sono state cercate 406 sostanze chimiche diverse, trovandone 183 rappresentate per la maggior parte da erbicidi.

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I pesticidi che vengono aspersi sui campi possono diffondersi nell’ambiente penetrando nel sottosuolo e contaminando l’acqua, sia superficiale sia sotterranea. Solo tra lo 0,1 e il 5% del pesticida applicato sulle colture raggiunge l’organismo bersaglio, mentre più del 50% si perde per varie cause (es. Correnti d’aria, deflusso, percolazione, volatilizzazione). Le proprietà chimico-fisiche dei pesticidi influiscono sul rischio di diffusione nell'ambiente.

L'idrosolubilità e la capacità di adsorbimento (capacità di legarsi alle particelle del suolo, in particolare humus e argilla) influiscono notevolmente sul rischio che i composti finiscano nelle acque superficiali e sotterranee. I pesticidi possono muoversi come composti disciolti in acqua o attaccati alle particelle di terreno del suolo in erosione, finendo nei fiumi, nei laghi, nelle zone umide o nelle acque sotterranee attraverso il deflusso superficiale (run-off) e la percolazione, impattando questi ambienti che offrono importanti servizi ecosistemici e benefici per le specie selvatiche e l'uomo. Una volta finiti nel sottosuolo, i pesticidi posso arrivare fino alle falde acquifere più profonde da cui preleviamo l’acqua potabile, con enormi rischi per l’uomo perché può essere compromessa la potabilità dell’acqua.

In Europa nitrati e pesticidi sono tra le principali fonti di inquinamento delle risorse di acqua potabile e livelli di pesticidi nelle urine sono stati correlati alla loro presenza nell’acqua potabile, con conseguenze a lungo termine sulla salute dovute all'esposizione prolungata anche a basse concentrazioni. In Italia l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) redige ogni due anni un Rapporto nazionale con lo scopo di illustrare lo stato di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee derivante dall’uso dei pesticidi. Il Rapporto viene realizzato in attuazione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (DM 35/2014), ai sensi della Direttiva europea 2009/128/CE. PAN scaduto in Italia dal febbraio 2019.

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Il Glifosato e il suo metabolite AMPA sono le sostanze più rilevate nelle acque italiane.

Il monitoraggio delle acque è realizzato sul territorio dalle 21 Agenzie Regionali (ARPA) e Provinciali (APPA) per la protezione dell'ambiente, che fanno parte del Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell'Ambiente (SNPA). Le concentrazioni delle sostanze chimiche misurate sono confrontate con i limiti stabiliti a livello europeo e nazionale dagli Standard di Qualità Ambientale (SQA) per le acque superficiali (Dir. 2008/105/CE, D.Lgs. 152/2006) e dalle norme di qualità ambientale per la protezione delle acque sotterranee (Dir. 2006/118/CE). L’evoluzione della contaminazione viene analizzata in termini di frequenze di ritrovamento e concentrazione annua media, per tutto l’insieme delle sostanze monitorate e per le sostanze prioritarie indicate dalla Direttiva Quadro Acque (Dir. 2000/60/CE).

Il Rapporto ISPRA analizza, inoltre, l’evoluzione del superamento dei limiti degli SQA, che meglio descrive il rischio per l’ambiente acquatico. L’ultimo Rapporto presentato riassume i dati del biennio 2019-2020 analizzando 31.275 campioni, un numero minore rispetto al biennio precedente 2017-2018 quando erano stati analizzati 35.023 campioni. ll numero delle sostanze cercate nel 2020 corrisponde a 406, anche queste in diminuzione rispetto alle 426 sostanze cercate nel 2018, ma superiori alle 398 sostanze cercate del 2016. Nonostante il decremento nel biennio 2019-2020 si osserva comunque un generale aumento dei controlli nell’ultimo decennio. Migliora anche l’efficacia del monitoraggio, ma permane una disomogeneità fra le regioni del nord Italia e quelle del centro-sud, dove le indagini sono generalmente meno rappresentative, anche in relazione alle minori sostanze controllate. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi nelle acque in Italia.

Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 55,1% dei 1.837 punti di monitoraggio; nelle acque sotterranee nel 23,3% dei 2.551 punti. Sono state trovate 183 sostanze diverse, rappresentate per la maggior parte da erbicidi. Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di μg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse.

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Oltre il 30% dei campioni di acque superficiali presenta concentrazioni di pesticidi oltre i limiti.

Nelle acque superficiali, 561 punti di monitoraggio (30,5% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Le sostanze che più spesso hanno superato i limiti di legge sono gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA.

Nelle acque sotterranee, 139 punti (il 5,4% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. I dati di monitoraggio evidenziano la presenza di miscele di pesticidi nelle acque, con un numero medio di 4,3 sostanze e un massimo di 31 sostanze in un singolo campione. La frequenza di pesticidi nei punti di monitoraggio e nei campioni è aumentata nel periodo 2011-2020, in modo correlato all’estensione del monitoraggio e al numero delle sostanze cercate. Nel decennio 2011-2020 c’è stato un incremento della copertura territoriale e della rappresentatività delle indagini, ma rimane ancora una disomogeneità fra le regioni e la necessità di inserire nei protocolli regionali alcune sostanze che, quando cercate, sono responsabili del maggior numero di casi di non conformità, quali per esempio glifosate, imazamox, nicosulfuron e carbendazim.

Fonti:

p.38-39: ISPRA, Rapporti 371/2022, Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. Dati 2019 – 2020, Roma, Luglio 2022, https://www.isprambiente.gov.it/files2022/pubblicazioni/rapporti/rapporto_371_2022.pdf.