Importazioni ed esportazioni: vietati eppure venduti

Molti pesticidi sono vietati nell'Unione Europea. Il loro utilizzo negli Stati Membri dell'UE è illegale, eppure è consentito produrli ed esportarli verso Paesi terzi, dove comportano gravi rischi per le persone e l'ambiente.

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Secondo le proiezioni del mercato, le esportazioni di pesticidi verso i Paesi del Sud del Mondo continuerà ad aumentare. Le cinque principali aziende agrochimiche, fra cui Bayer, BASF e Syngenta, generano già più di un terzo delle loro vendite di pesticidi da principi attivi classificati “altamente pericolosi” da Pesticide Action Network (PAN). Secondo l'OMS e la FAO, i pesticidi altamente pericolosi (HHP) presentano livelli di rischio acuto o cronico per la salute umana o per l'ambiente particolarmente alti. Per questa ragione, molti di essi non sono più autorizzati nell'UE.

Tuttavia, alle aziende europee è ancora consentito venderli, nello specifico a Paesi extra UE. Questo genera un doppio standard. Nel 2018 e nel 2019, i Paesi UE e il Regno Unito hanno approvato l'esportazione di un totale di 140.908 tonnellate di pesticidi vietati sui terreni agricoli europei a causa dei rischi inaccettabili per la salute e per l'ambiente.

Inoltre, le società europee come le tedesche Bayer e BASF producono pesticidi direttamente nei paesi terzi, e questi contengono principi attivi vietati in UE. Secondo uno studio del 2020, in Sud Africa e Brasile, queste aziende hanno venduto prodotti contenenti almeno 28 principi attivi vietati in UE. Alcuni dei pesticidi pericolosi esportati dall'Europa tornano sotto forma di residui nei prodotti alimentari d'importazione. Residui di 74 pesticidi vietati in UE sono stati rinvenuti in alimenti testati sul mercato europeo, nel 2018, di questi, 22 erano stati esportati dall'Europa nello stesso anno.

Oggi il Brasile è uno dei più grandi consumatori di pesticidi al mondo e importa gran parte dei principi attivi dall'estero, anche dai Paesi UE. Nel 2019, fra questi erano compresi almeno 14 principi attivi altamente pericolosi non più autorizzati in UE. Fra questi, il fipronil di BASF, altamente tossico per le api, il neurotossico chlorpyrifos della portoghese Ascenza Agro SA, l'altamente tossico cianamide, della tedesca Alzchem AG, e il propineb di Bayer, che provoca disfunzioni sessuali e infertilità.

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Nell'ultimo trimestre del 2020, Bayer e Syngenta hanno annunciato esportazioni di più di 3.800 tonnellate di insetticidi altamente pericolosi in Paesi terzi come Kenya e Brasile.

In Kenya sono stati autorizzati 230 principi attivi, 51 dei quali non sono più consentiti in UE, fra essi l'atrazina (Syngenta), il trichlorfon (Bayer) e il fipronil (BASF). Il 70% dell'economia rurale è rappresentato dal settore agricolo. Le ONG avvertono che gli agricoltori usano sempre più sostanze pericolose per le colture alimentari. Le importazioni del Kenya nel 2018 e nel 2019 includevano iprodione e acetoclor dal Belgio e 1,3-dicloropropene dalla Spagna, sostanze vietate in UE. Il Sud Africa ha importato principi attivi come l'imidacloprid, nocivo per le api, da Germania e Francia nel 2021 e 2022.

Le aziende agrochimiche affermano che i loro prodotti, se usati adeguatamente, sono sicuri e non danneggiano l'uomo, gli insetti o i corpi idrici. L'utilizzo adeguato spesso prevede di indossare dispositivi di protezione e rispettare orari di applicazione specifici, distanze di irrorazione e linee guida per l'impiego insieme ad altre sostanze. In realtà, l'applicazione prescritta spesso non può essere garantita nel Sud del Mondo, perché chi applica le sostanze non ha avuto una formazione adeguata o non l'ha avuta affatto, ed è scarsamente informato sui rischi per la salute e sulle distanze da mantenere durante l'applicazione. I dispositivi di protezione individuale spesso sono difficili da reperire o troppo costosi, oppure non vengono indossati a causa delle elevate temperature. Diversi studi dimostrano che molti utenti non sanno leggere le istruzioni, o perché hanno un livello di scolarizzazione basso o perché le istruzioni non sono scritte nelle lingue dei rispettivi Paesi. Da anni le organizzazioni internazionali come la FAO e l'OMS denunciano questo problema.

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Se ratificato, l'accordo UE-Mercosur ridurrebbe più del 90 per cento delle tariffe esistenti sui pesticidi e potrebbe aumentare le esportazioni di pesticidi pericolosi dall'UE verso il Sud America.

Gli esperti di diritti umani criticano la possibilità degli Stati Membri dell'UE di esportare nel Sud del Mondo pesticidi vietati in UE, perché essa scarica sui più vulnerabili gli effetti sulla salute e sull'ambiente di quelle sostanze pericolose. Le organizzazioni della società civile, pertanto, chiedono che questa possibilità venga vietata per legge. I pesticidi non autorizzati in UE per i loro effetti inaccettabili sulla salute o sull'ambiente non dovrebbero essere più venduti a Paesi extra UE. Nel 2020, la Strategia della Commissione Europea in materia di Sostanze Chimiche ha incluso per la prima volta l'impegno a evitare l'esportazione di sostanze chimiche dannose vietate in UE. Una prima bozza di normativa è attesa per il 2023.

Alcuni stati europei hanno già messo in atto provvedimenti nazionali. In Francia, nel gennaio 2022 è entrata in vigore una legge che vieta la produzione, lo stoccaggio e l'esportazione di pesticidi vietati in UE. Queste sostanze non possono essere più utilizzate per la manutenzione di spazi verdi, sentieri o boschi. La Svizzera ha vietato dal 2021 l'esportazione di cinque pesticidi particolarmente tossici, e altri principi attivi saranno aggiunti alla lista. In Germania, l'annuncio di uno stop legale a queste esportazioni è stato confermato e si è concretizzato nel settembre del 2022. Anche i Paesi importatori hanno fatto passi avanti contro questo doppio standard nel commercio dei pesticidi: Tunisia, Messico e l’Autorità Nazionale Palestinese hanno imposto un divieto sulle importazioni di pesticidi vietati nel Paese esportatore o produttore.

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Un campionamento randomizzato mette in luce che finché sarà consentito esportare pesticidi vietati, questi torneranno in Europa attraverso l’importazione di ortofrutta.

Fonti:

p.48: IPBES, The assessment report on pollinators, pollination and food production, 2017, https://bit.ly/3DlpYoo. – p.49 in alto: Public Eye, https://bit.ly/332kKBw. – p.49 in basso: Greenpeace Austria, Pestizide in brasilianischem Obst, 2020, https://bit.ly/3bwKvOE. Greenpeace Germany, Pestizide aus Deutschland in brasilianischem Obst, 2021, https://bit.ly/3lO5w9w. Public Eye, https://bit.ly/3dTlyhG.