Desertificazione: un’Europa sempre più arida

Atlante del suolo 2024

Anche se la desertificazione è un problema che tendiamo ad associare all’Africa e all’Asia, non è limitata a questi due continenti. L’agricoltura intensiva e la crisi climatica hanno portato a una grave degradazione del suolo e ad una crescente desertificazione anche in Europa, e non solo quella meridionale: sono colpiti anche paesi con climi umidi e temperati, come Ungheria e Bulgaria.

Circa tre miliardi di persone vivono in terre aride, il 70 per cento delle quali si trova in Asia e Africa
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Circa tre miliardi di persone vivono in terre aride, il 70 per cento delle quali si trova in Asia e Africa

La desertificazione interessa soprattutto le regioni caratterizzate da una scarsità d’acqua persistente. Note come terre aride, queste zone occupano oltre il 40 per cento della superficie terrestre. Sulla totalità delle terre del pianeta, una porzione stimata tra il 24 e il 29 per cento è a rischio desertificazione. Secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, nel 2015 il fenomeno ha colpito circa 500 milioni di persone. Il problema non ha smesso di aggravarsi negli ultimi decenni, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici e delle attività umane. Le aree urbane si sono espanse, negli ultimi 40-50 anni, circa del 250 per cento a livello globale. Fra le aree maggiormente a rischio ci sono il Sahel, l’Africa orientale, l’Asia centrale, la pianura indo-gangetica e la pianura della Cina del nord.

La desertificazione è una grave forma di degrado del terreno che si verifica soprattutto nelle regioni aride, semiaride e subumide del pianeta. È un processo determinato principalmente da attività umane come la deforestazione, lo sfruttamento eccessivo dei pascoli e le pratiche agricole non sostenibili che causano perdita di vegetazione e degradazione del suolo. Senza la copertura protettiva delle piante, il suolo è sempre più soggetto all’erosione del vento e dell’acqua, processi che eliminano lo strato superficiale del terreno, ricco di nutrienti ed essenziale per la crescita delle piante. Quando questo strato viene eroso, il terreno diventa progressivamente meno produttivo, e finisce col trasformare una terra fertile in un paesaggio spoglio e desertico dove riescono a sopravvivere solo poche piante, se non nessuna. Il cambiamento climatico aggrava il problema poiché stravolge i modelli meteorologici, in particolar modo alterando la distribuzione delle precipitazioni e aumentando la frequenza e la gravità degli eventi siccitosi.

Gli effetti della desertificazione sono considerevoli: la produttività dei terreni agricoli ne risulta drasticamente ridotta, compromettendo i mezzi di sussistenza di tantissime persone. Le ricerche scientifiche mostrano che la produttività agricola è calata nel 23 per cento circa dei terreni di tutto il mondo a causa della degradazione del suolo.

Il fenomeno interessa anche l’Unione europea: tredici stati membri – situati non solo nell’Europa meridionale, ma anche nell’area centrale e orientale – sono vittime della desertificazione. Circa il 23 per cento del territorio dell’Unione è moderatamente vulnerabile alla desertificazione, mentre l’8 per cento è altamente vulnerabile. Ungheria, Bulgaria, Spagna e Italia sono tra i paesi più colpiti. L’impoverimento del suolo nell’UE è causato soprattutto dall’agricoltura intensiva, che causa danni importanti per via dell’erosione, della salinizzazione e della compattazione. Altri fattori che contribuiscono alla desertificazione sono lo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche, l’esaurimento delle falde freatiche e la riduzione della qualità dell’acqua causata dall’uso eccessivo di fertilizzanti. Gioca un ruolo importante anche il rischio crescente di ondate di calore e incendi boschivi. Copernicus, il programma di osservazione della terra dell’UE, ha registrato un numero di incendi boschivi quasi quadruplicato nella prima metà del 2022 rispetto alla media dei 15 anni precedenti, e ci si aspetta che il rischio di desertificazione aumenti ancora per via della maggiore intensità e frequenza degli eventi climatici estremi.

L’agricoltura intensiva è una delle cause principali della desertificazione. In Spagna, per esempio, si utilizza sempre più acqua, molta della quale viene estratta dalle falde acquifere, per coltivare frutta e verdura da vendere sul mercato europeo. Il settore agricolo si affida sempre di più alle falde acquifere: tra il 2010 e il 2016, il consumo di falde acquifere per l’irrigazione di prodotti altamente redditizi come fragole, lattuga o broccoli, è più che quintuplicato, passando dal 4 al 22 per cento. L’abuso delle risorse idriche, associato al declino della falda freatica e al deterioramento della qualità dell’acqua generato dall’uso eccessivo di fertilizzanti, conduce i terreni alla desertificazione.

Nella regione dell’Alentejo, in Portogallo, la coltivazione superintensiva di frutti di bosco ha portato a un livello significativo di distruzione ed erosione del suolo. Per fare spazio a grandi serre, le multinazionali hanno spianato il terreno e drenato il suolo, coprendolo poi con la plastica, che ne danneggia la struttura. Il terreno sotto le serre si degrada a tal punto che recuperarlo diventa quasi impossibile. La scarsità d’acqua aggrava la situazione: alcune zone del Portogallo stanno attraversando i periodi più aridi degli ultimi 1200 anni, a causa dell’estensione dell’anticiclone delle Azzorre, un’area di alta pressione che staziona sopra l’Atlantico settentrionale. Il cambiamento climatico ne ha intensificato l’espansione, provocando ondate di calore più frequenti e periodi siccitosi prolungati. Scienziati e scienziate avvertono che molte parti del paese sono a rischio di desertificazione entro la fine del secolo.

Non solo la popolazione mondiale cresce, ma anche le aree aride si espandono, a causa della crisi climatica e dello sfruttamento eccessivo dei terreni
Non solo la popolazione mondiale cresce, ma anche le aree aride si espandono, a causa della crisi climatica e dello sfruttamento eccessivo dei terreni

Crisi climatica e desertificazione sono correlate: infatti, non solo la desertificazione è accelerata dai cambiamenti climatici, ma contribuisce a sua volta alle emissioni di anidride carbonica. Man mano che il suolo si degrada, perde materia organica, emette più carbonio ed è quindi meno capace di assorbirlo.

A seconda della composizione, un suolo sano può immagazzinare fino a 3,75 milioni di litri di acqua per ettaro. Tuttavia, la desertificazione ne compromette le capacità in maniera significativa: secondo diversi studi, per ogni grammo di materia organica persa, la capacità del suolo di trattenere acqua diminuisce di 10 millimetri. Questo aumenta il rischio di alluvioni e provoca ulteriori carenze d’acqua. In risposta alla crescente minaccia di desertificazione, le Nazioni Unite hanno adottato l’obiettivo Land Degradation Neutrality, ossia la neutralità in termini di degrado del suolo. Simile alla compensazione delle emissioni, questo approccio stabilisce che ogni forma inevitabile di degrado del suolo debba essere compensata da servizi di ripristino dei terreni e dell’ecosistema in un altro luogo. L’UE, però, al momento non ha ancora una strategia concreta per raggiungere questo obiettivo entro il 2030.

In un rapporto recente, la Corte dei conti europea sottolinea che i progressi verso questo obiettivo sono insufficienti. Un passo importante da compiere sarebbe quello di accordarsi a livello europeo su metodi condivisi per valutare la desertificazione. Capire dove è probabile che si verifichi il fenomeno, infatti, aiuterebbe a contrastare la degradazione del suolo prima che diventi irreversibile.


Questo articolo, originariamente pubblicato in inglese su boell.de, è stato tradotto in italiano da Laura Bortoluzzi ed edito da Elena Pioli | Voxeurop