Una nuova onda verde di speranza

Commento

Cinque anni dopo che l’“Onda verde” ha raggiunto il Parlamento europeo, paure e divisioni sembrano dominare le narrazioni politiche alla vigilia delle elezioni europee di giugno. Anziché adottare gli argomenti della destra, i progressisti dovrebbero restare fedeli ai propri valori cardine, puntando sulla speranza come chiave per un successo elettorale in tempi travagliati.

Quando, nel 2018, i partiti ambientalisti hanno riportato dei successi sorprendenti in Belgio, Lussemburgo e Germania, si è parlato di un’“Onda verde di speranza”. L’impressione era che la vittoria fosse dovuta al fatto che questi partiti erano rimasti fedeli ai propri valori tradizionali, per esempio dando voce a tanti cittadini e cittadine dell’Ue che chiedevano una politica migratoria improntata all’accoglienza.

Mentre quest’Onda verde manteneva la sua forza anche alle elezioni europee del 2019, dai populisti di destra arrivavano le narrazioni dominanti su sicurezza e migrazione. Cinque anni dopo, i partiti di estrema destra sono al governo in molti paesi europei, in altri le loro narrazioni controllano l’agenda politica e la politica climatica ne sta risentendo.

Se i partiti ambientalisti vogliono dettare l’agenda delle elezioni europee di giugno, non possono semplicemente rispondere a eventi e avversari replicando le narrazioni della destra basate su colpevolizzazione e paura. Una nuova Onda verde ha bisogno di nuove voci, nuovi valori e nuove prospettive.

I laboratori incentrati sull’idea di speranza che hanno coinvolto centinaia di attivisti e attiviste di sinistra in tutta Europa – compresi i partecipanti al campo estivo “Writing the green stories”, organizzato dalla Federazione dei giovani verdi europei (FYEG) a luglio 2023 – hanno dimostrato la diffusa esigenza di un maggior numero di narrazioni basate sull’empatia, la responsabilità di prendersi cura gli uni degli altri, e il fatto che siamo tutti esseri umani. A mancare sono solo i mezzi per dare vita a queste narrazioni.

La speranza in tempi bui

In questi tempi di incertezze, la paura come emozione personale è una reazione istintiva del tutto normale. Tuttavia, l’importanza della paura come emozione politica rischia di rendere chi va a votare ancora più sensibile a una concezione del mondo divisiva sempre pronta a trovare capri espiatori.

C’è sempre la tentazione, sia da parte dell’attivismo progressista sia della politica ambientalista, di usare messaggi fondati sulla paura per creare consapevolezza intorno a una certa minaccia. Eppure, come insegna la neurologia, la paura è biologicamente progettata per affrontare un pericolo fisico immediato, ma è meno adatta per rispondere a minacce sistematiche ed esistenziali.

La paura è tossica per una società democratica, in cui la gente ha bisogno di lavorare insieme in un clima di fiducia.

I messaggi basati sulla paura attivano la parte del cervello sbagliata per le politiche green, che richiedono un cambiamento profondo di abitudini e comportamenti. La paura innesca una risposta biologica nel nostro corpo (rilascia per esempio gli ormoni dello stress, come il cortisolo, e accelera il battito cardiaco) che ci prepara a un pericolo fisico immediato. Questo processo blocca le parti del cervello associate al pensiero riflessivo e all’empatia, predisponendo a mettere in primo piano l’interesse personale rispetto al pensiero compassionevole, a lungo termine, orientato all’interesse generale che porta, per esempio, a una buona politica sul cambiamento climatico.

I partiti ambientalisti dovrebbero coltivare le emozioni politiche che favoriscono il sostegno ai loro obiettivi e le azioni conseguenti. Le emozioni basate sulla paura come l’indignazione e il disgusto sono come i combustibili fossili: forniscono grandi scariche di energia, ma i loro sottoprodotti inquinanti rimangono nel nostro ecosistema politico per molto tempo dopo che li abbiamo usati. Poiché gli esseri umani sono dotati di neuroni specchio che replicano i sentimenti osservati negli altri, l’indignazione che parte da un movimento susciterà ulteriore rabbia fra gli altri.

Per la filosofa Martha Nussbaum la paura è tossica per una società democratica, in cui la gente ha bisogno di lavorare insieme in un clima di fiducia. I leader autoritari vogliono che la gente abbia paura e sia divisa, la situazione migliore per comandare con un potere incontestato. La speranza, scrive Nussbaum, si espande verso l’esterno, mentre la paura ci fa ritrarre, allontanandoci gli uni dagli altri. Sono proprio i momenti di incertezza a richiedere ai movimenti politici di coltivare la resilienza e la solidarietà, così che le persone si aprano verso gli altri, anziché allontanarsene.

La speranza offre delle alternative

La speranza si fonda sull’idea che il domani può essere migliore dell’oggi, se le persone agiscono per realizzare il cambiamento. A differenza dell’ottimismo e della positività, che nel mezzo di una crisi possono sembrare falsi o tossici, la speranza prevede una grande attenzione strategica al superamento dei tempi bui e al raggiungimento di un tanto agognato progresso sociale.

La speranza è anche unica fra le emozioni “positive” perché la attiviamo proprio per affrontare i momenti difficili della vita. È una fonte di resilienza, che ci permette anche di restare calmi, riflessivi e determinati per rispondere meglio alle sfide.

Senza un chiaro invito all’azione, i messaggi urgenti in momenti di crisi possono generare sconforto, disperazione e stress da compassione. La gente ha bisogno di vedere che il cambiamento è possibile. Ecco perché messaggi come “Yes, we can” (“Sì, possiamo”) di Barak Obama o “Wir schaffen das” (“Ce la faremo”) di Angela Merkel sono una fonte vitale di agentività politica. Se le persone si convincono che c’è un modo per “farcela”, è molto più probabile che si rimbocchino le maniche e appoggino politiche coraggiose per l’accoglienza dei nuovi arrivati o per la trasformazione delle loro città.

Quando Alexandria Ocasio-Cortez ha proposto, insieme ad altri membri del partito democratico statunitense, un Green New Deal, ha pubblicato un “Messaggio dal futuro”, che ripercorre l’ipotetico avvio di questo corso politico, mostrando come sarebbe stata la società e il ruolo che la gente comune aveva avuto nel renderla realtà. Il video termina con il messaggio “Possiamo essere tutto quello che abbiamo il coraggio di vedere”: un’altra lezione, ben nota nella scienza dello sport, che la neurologia insegna alla politica.

Se le persone si convincono che c’è un modo per “farcela”, è molto più probabile che si rimbocchino le maniche e appoggino politiche coraggiose per l’accoglienza dei nuovi arrivati o per la trasformazione delle loro città.

Questa era una visione alternativa e speranzosa del futuro audace come il Solarpunk, il movimento che immagina un futuro dove l’umanità vive in armonia con la natura, in contrapposizione alla distopia del Cyberpunk. La politica ecologista deve assomigliare di più al Solarpunk, perché gli esseri umani hanno un cervello predittivo: hanno bisogno di visualizzare qualcosa prima di riuscire a ottenerlo. Ma al momento la politica europea non offre molta speranza.

Una politica Solarpunk ancora più audace offrirebbe visioni di un futuro migliore per cui varrebbe la pena votare e fare campagna elettorale. A febbraio 2023 i Verdi hanno mostrato ai cittadini di Berlino come la loro politica dei trasporti cambierebbe i quartieri della città: più alberi, più piste ciclabili e aree pedonali, ma soprattutto più comunità. È un esercizio semplice che i partiti ambientalisti potrebbero fare a livello europeo: come sarebbero le nostre società se ci fosse più libertà di movimento, una risposta perfetta al cambiamento climatico, più uguaglianza e giustizia razziale?

Negli Stati Uniti, il Green New Deal è stato un esempio di slittamento della Finestra di Overton rispetto a ciò che si considera politica del buon senso. Il principio fondamentale della Finestra di Overton è che le idee radicali possono diventare popolari se se ne parla abbastanza. Il Green New Deal ha entusiasmato i sostenitori e fatto infuriare gli oppositori: entrambi continuavano a parlarne, dandogli una rilevanza tale da aver ispirato anche il Green Deal europeo.

L’implicazione per le elezioni europee di quest’anno è chiara: i partiti ambientalisti devono parlare delle idee che vogliono inserire nell’agenda politica. Anziché cercare di guadagnare credibilità abbracciando le posizioni dominanti su questioni come l’immigrazione e la politica estera – e focalizzandosi su di esse – dovrebbero puntare tutto sui loro valori fondanti: l’ecologia e il progressismo.

La speranza è radicale

La chiave per una nuova onda verde è promuovere con coraggio valori progressisti da applicare a ogni questione, dalla migrazione alla giustizia climatica, dal sostegno all’Ucraina alla lotta all’islamofobia e all’antisemitismo. Di fronte a un’agenda di estrema destra che promuove i temi più controversi e divisivi incentrati sulla paura, solo un’agenda verde radicale sarà in grado di contendersi l’attenzione del pubblico. Qualsiasi politico, per emergere, deve offrire una visione del cambiamento che vuole vedere in atto.

Cercare di cambiare la narrazione significa cambiare il buon senso politico, piuttosto che cambiare il messaggio per adattarsi alle prime pagine dei giornali. La grande esperta di comunicazione Anat Shenker-Osorio esorta i politici ad avere il coraggio delle proprie convinzioni e a rivendicare i propri valori: “Un buon messaggio non dice ciò che è popolare, ma rende popolare ciò che va detto”.

Chi lancia un messaggio politico ha come obiettivo aumentare la propensione della gente a difendere i valori di cui è portavoce, non solo fornire delle valide ragioni a sostegno di una serie di politiche. Il linguista cognitivo George Lakoff dice che i progressisti pensano con una visione del mondo da “genitore premuroso” costruita sull’empatia, la cura e la speranza. Secondo la Common Cause Foundation, i partiti ambientalisti condividono un insieme di valori intrinseci o compassionevoli con i movimenti che si battono per la giustizia sociale, così che quando si rafforzano i valori alla base di una certa causa, come il matrimonio egualitario, ne beneficiano anche i movimenti alleati.

Questo significa che i partiti ambientalisti dovrebbero portare avanti la propria agenda facendo appello a valori umani innati come la giustizia sociale, il legame con la natura, la cura degli altri, evitando la tentazione di portare solo argomenti razionali e utilitaristici che richiamano invece valori estrinseci (come la sicurezza e la ricchezza) basati sull’impatto economico o securitario del cambiamento climatico. Un esempio potrebbe essere chiedere politiche migratorie più clementi per solidarietà verso altri esseri umani, anziché per motivi economici, come la necessità di avere forza lavoro immigrata per sostenere quella europea.

Le narrazioni costruite su valori intrinseci possono convincere i cittadini e le cittadine dell’Ue che queste elezioni riguarderanno l’empatia, la nostra responsabilità di prenderci cura gli uni degli altri, e il fatto che siamo tutti esseri umani. La pandemia da Covid-19 ha mostrato l’importanza del lavoro condiviso, di istituzioni che sostengano la cooperazione internazionale e di politiche fondate sulla cura, il rispetto reciproco e la consapevolezza del fatto che siamo tutti esseri umani.

La sfida per i partiti ambientalisti è quella di essere efficaci e disinvolti a costruire messaggi basati sui valori, tanto quanto i populisti lo sono a usare i social media per diffondere paura e valori estrinseci ed egoisti. Da alcuni focus group svolti prima delle elezioni europee del 2019 è emerso che concetti semplici come empatia, cura e senso di comunità godono di ampio favore tra i cittadini e le cittadine dell’Ue quando si parla del futuro delle loro società. Nei laboratori di comunicazione incentrata sulla speranza, attivisti di vari ambiti e paesi parlano istintivamente degli stessi valori intrinseci, ma di rado li usano nei loro messaggi quotidiani. Ma se un messaggio non viene ripetuto, non riuscirà mai a diventare un argomento di buon senso politico.

I partiti ambientalisti devono credere che la maggioranza dei cittadini e delle cittadine dell’Ue condivida i loro valori, e devono avere il coraggio di attenersi a un nuovo vocabolario politico che li rispecchi. Parole come cura, empatia e amore sembrano scomode e fuori luogo nello spazio politico, ma se usate correttamente hanno il potere di cambiare il nostro cervello politico. Politici come Barack Obama, Jacinda Ardern (Nuova Zelanda), Ekrem İmamoğlu (Turchia), Zuzana Čaputová (Slovacchia) e più di recente Petr Pavel (Repubblica Ceca) hanno più volte dimostrato che elettori ed elettrici premiano chi vede in loro il buono. O, come scrive Lakoff in The little blue book, “chi va a votare tiene conto innanzitutto della prospettiva morale e solo secondariamente degli specifici dettagli politici”.

Ciò implica il compito, semplice ma impegnativo, di esprimere i valori morali su cui poggiano le cose pratiche che vogliamo ottenere con le politiche ecologiste. Come gli attivisti per il cambiamento sociale in tutto il mondo, i giovani Verdi che hanno svolto questi esercizi comunicativi al campo estivo della FYEG l’anno scorso sono giunti allo stesso insieme di valori intrinseci, come “volersi bene basta” e “l’apertura è il più grande successo dell’Ue”, e gli hanno dato vita attraverso immagini di comunità, fratellanza e armonia con la natura. Sono le idee che ora la FYEG cerca di introdurre nella campagna che sta portando avanti su temi come migrazione, pace e sicurezza, attraverso un rafforzamento del sentimento di speranza, che passa dall’enfasi posta sulla convinzione che siamo noi a controllare e plasmare il futuro come desideriamo.

La speranza è azione

Dare alle persone una speranza politica vuol dire offrire loro uno strumento per compiere un’azione costruttiva. La speranza è un muscolo che va allenato con un’azione che dà vita ai valori e fa sentire alla gente di avere il controllo del proprio destino.

Per raggiungere più persone, l’attivismo politico ambientalista dovrebbe cercare di incanalare il desiderio umano di connessione e appartenenza. Ciò significa realizzare il potenziale di attività che potrebbero non avere nulla dell’azione politica tradizionale.

Numerose ricerche dimostrano che passare del tempo nella natura aiuta a gestire lo stress; potrebbe servire anche a gestire la paura politica. Attività come il bagno nella foresta, per esempio, mettono il cervello esattamente nello spazio dove resiste allo stress ed è ricettivo all’empatia e al pensiero riflessivo, poiché per esempio innescano il rilascio di ossitocina, un ormone associato all’amore e alla compassione.

Possono anche attivare tantissimi valori intrinseci che si rafforzano a vicenda. Il legame con la natura, per esempio, può rafforzare il sostegno alla giustizia sociale. Il successo di Flock Together, il collettivo inglese di birdwatching per persone di colore, dimostra che per avere un effetto duraturo, la buona politica deve raggiungere la vita quotidiana della gente e comunicarle un senso di agentività e appartenenza. Sono questi i tipi di storie identificate dagli attivisti nei laboratori incentrati sulla speranza quando immaginano le persone agire seguendo i propri valori e la propria visione: individui diversi, per esempio, che si riuniscono in spazi verdi o in un centro ricreativo.

Per raggiungere più persone, l’attivismo politico ambientalista dovrebbe cercare di incanalare il desiderio umano di connessione e appartenenza.

Organizzare la politica intorno alla natura è un modo per i partiti ambientalisti di far leva sui valori che danno senso alla nostra vita con la stessa determinazione con cui i cristiano-democratici puntano sulla religione, i socialdemocratici sui sindacati o, più di recente, come i partiti populisti di destra, tipo Fidesz in Ungheria o Alternative für Deutschland in Germania, hanno costruito una forte presenza territoriale in luoghi quasi del tutto privi di infrastrutture comunitarie alternative. Sul fronte progressista, il gruppo svizzero Operation Libero ha dimostrato il ruolo che il sentimento di appartenenza e comunità può giocare nel cambiamento delle narrazioni politiche.

La lezione fondamentale che i populisti di destra conoscono ma che molti a sinistra hanno dimenticato è che è la comunità a creare i valori, non il contrario. Tutto ciò che fa comunità è politico, e ciò che viene considerato politico è definito dalle comunità più unite e meglio organizzate.

Alla lunga, la speranza è più forte della paura

Di fronte alla crescita di una politica crudele e piena d’odio, molti attivisti e attiviste si ritrovano a chiedersi come faccia la speranza a competere con la paura, lo sdegno e la divisione. Così però si sottovaluta la potenza dei valori intrinseci su cui poggia la causa progressista. Il desiderio di connessione con la natura, per esempio, è presente in ogni essere umano. Aspetta solo di essere attivato.

 

Sta ai partiti ambientalisti sfruttare politicamente la gioia e la passione innata per la natura che molte persone dimostrano anche online (basti pensare alla leva emotiva esercitata dai video di animali), proprio come l’estrema destra costruisce un capitale politico sugli elementi oscuri del web, come le teorie cospirazioniste.

 

La comunicazione dei partiti ecologisti potrebbe sperimentare modalità innovative per attivare sul piano politico emozioni potenti come l’ammirazione, la gratitudine, la meraviglia, la gioia e persino l’amore. Recenti ricerche suggeriscono che attivare la meraviglia (attraverso la bellezza dell’arte, per esempio) può aumentare le probabilità che la gente accolga nuovi arrivati nella propria comunità.

 

Il nodo cruciale è che sono azioni come offrire una cena a dei nuovi arrivati o fare birdwatching per una comunità locale a dar vita a nuove narrazioni in un modo in cui messaggi e argomenti da soli non potranno mai fare.

 

Azioni piccole possono quindi diventare potenti sul piano politico quando riescono a simboleggiare e rafforzare valori e idee. Questo imperativo strategico è anche un messaggio di profondo empowerment per chi fa politica, perché significa che ognuno ha una sua piccola quota di potere per plasmare le narrazioni a partire dalle storie su cui sceglie di focalizzarsi, e dalle storie che crea con le proprie azioni.

 

L’unico modo per competere con il grande traino emotivo del populismo autoritario è offrire un’alternativa che attinga a emozioni altrettanto profonde ma più costruttive, come la speranza, e valori fortemente umani come il legame con la natura, la compassione e la gentilezza. Come ha detto un giovane attivista al laboratorio della FYEG dell’anno scorso, le storie di interdipendenza e connessione sono importanti perché “sono quello che ci rende umani”.

 


Articolo precedentemente pubblicato su Green European Journal.

Le opinioni espresse in questo articolo non rispecchiano necessariamente quelle dell’Heinrich-Böll-Stiftung European Union.


La versione originale di questo articolo è stata pubblicata qui : eu.boell.org

Traduzione: Laura Bortolucci | Voxeurop