Il comune di Melpignano è diventato un riferimento italiano nell'alimentazione bioetica, trasformando le sue mense scolastiche per promuovere la sostenibilità e sostenere i produttori locali.
Intervista realizzata da Vina Hiridjee, giornalista indipendente, con Valentina Avantaggiato, Sindaca di Melpignano.
Il comune di Melpignano, di cui è sindaca, è molto impegnato sul fronte dell’alimentazione bioetica nelle mense scolastiche. Perché è diventato un punto di riferimento in Italia?
Melpignano è un piccolo paese di 2.314 abitanti situato al centro della provincia di Lecce, con tante risorse e un patrimonio storico-culturale e immateriale molto ricco. Il comune fa parte di un’isola linguistica, la Grecia salentina, che conserva elementi linguistici e culturali risalenti all’immigrazione del clero bizantino nell’VIII secolo.
Melpignano ha realizzato interessanti progetti di agroecologia.
È uno degli esempi più eccellenti in Italia di mensa scolastica “a filiera corta”, che persegue obiettivi di educazione alimentare e stimola gli investimenti e l’occupazione nel settore dell’agricoltura sostenibile grazie alla domanda, da parte del settore pubblico, di materie prime di alta qualità prodotte da piccole aziende agro-ecologiche locali. La nostra mensa è considerata un modello da istituzioni come la Fondazione con il Sud e la Fondazione UBI, che ci hanno sostenuto in passato. Resta però ancora molto da fare per incentivare lo sviluppo su larga scala di una produzione alimentare sostenibile. Prendendo come esempio le buone pratiche della sostenibilità, possiamo raggiungere uno sviluppo sostenibile a 360 gradi.
Com’è nato l’interesse del comune per la ristorazione scolastica?
L’idea della “mensa bioetica a km 0” è nata dalla volontà di organizzare e promuovere pasti scolastici basati sull’approvvigionamento di prodotti provenienti dalla “neo-agricoltura”, dall’agricoltura biologica e, ove possibile, dall’agricoltura locale.
L’obiettivo è garantire a bambini e bambine un’alimentazione sana, di qualità e biologica in un luogo dove tutt* possano beneficiarne senza distinzione, cioè la mensa scolastica; al contempo, contribuiamo a incentivare le produzioni alimentari del nostro territorio e di quelli circostanti, associandole ai pasti scolastici, sostenendo quindi economicamente le piccole realtà produttive agricole che si distinguono per la qualità e la sostenibilità dei loro prodotti. Promuoviamo l’impiego di prodotti biologici ed equosolidali nelle mense scolastiche, poiché permettono di mettere in campo uno strumento innovativo di politica economica territoriale: la domanda pubblica contribuisce alle entrate delle piccole realtà agricole impegnate in una produzione di alta qualità che rinnova la vocazione agroalimentare tradizionale della nostra zona attraverso l’utilizzo di metodi sostenibili. Tutto questo incide non solo sulla salute, l’alimentazione e il territorio, ma anche sull’economia, da chi produce a chi consuma.
Che cosa intende con “neo-agricoltura”?
Con neo-agricoltura mi riferisco a forme di agricoltura sostenibile ed etica praticate da giovani agricoltori e agricoltrici, consapevoli del loro ruolo e della responsabilità che si assumono “prendendosi cura” della terra, attraverso determinati metodi di coltivazione e una precisa scelta delle sementi. La neo-agricoltura riveste una dimensione multifunzionale, perché permette di portare avanti attività diverse, aiutando il pubblico a scoprire il paesaggio agricolo e a educare le generazioni più giovani.
Quali sono le sfide derivanti da questo tipo di politica?
Di sicuro diventerà indispensabile pianificare la produzione su scala ridotta in funzione dei bisogni delle mense scolastiche, per rispondere a una domanda certa e definita. È altrettanto importante privilegiare sistemi di tracciabilità e qualità alternativi alla sola agricoltura biologica, al fine di garantire l’etica, la qualità e la territorialità dei prodotti. Teniamo molto al fatto che la nostra mensa si approvvigioni essenzialmente con prodotti biologici, locali e soprattutto etici, la cui filiera produttiva rispetti la dignità di lavoratori e lavoratrici.
Perché il concetto di bioetica è così importante?
Questo concetto è fondamentale per noi, perché non possiamo sostenere un’industria alimentare che sfrutta la manodopera e opera pressioni economiche ai diversi livelli della filiera produttiva e della catena di distribuzione.
Gli alimenti hanno un costo di produzione e la manodopera deve essere rispettata lungo ogni anello della catena.
Nel nostro caso, facciamo in modo di scegliere realtà che rispettano la dignità del lavoro. Per riconoscerle, possono essere utili le certificazioni o, per noi che siamo un piccolo comune, la conoscenza diretta di produttori e produttrici.
Intervista realizzata da Vina Hiridjee il 21 dicembre 2023
Traduzione di Laura Bortoluzzi, edizione di Elena Pioli | Voxeurop