La città di Villejuif introduce un progetto innovativo acquistando una fattoria per offrire alle famiglie la possibilità di campeggiare e fornire alle mense prodotti biologici, combinando così vacanze e alimentazione sostenibile.
Intervista realizzata da Vina Hiridjee, giornalista indipendente, con Cindy Delvoye, direttrice del progetto transizione ecologica della città di Villejuif e della gestione agricola municipale per l’approvvigionamento delle mense.
Cindy Delvoye, lei è direttrice del progetto di transizione ecologica della città di Villejuif. Nel 2023, il suo comune ha acquistato un’azienda agricola situata in località “les Fremis” a Tannerre-en-Puisaye, a 155 chilometri da Villejuif, per proporre alle/agli abitanti di soggiornare in campeggio presso la fattoria, ma anche per poter rifornire di prodotti biologici le mense dei nidi comunali. Come è nato questo progetto di gestione agricola municipale?
Cindy Delvoye: Il progetto è nato dalla volontà politica di far evolvere, al termine della crisi sanitaria il diritto alle vacanze. L’idea era di migliorare le possibilità di cittadini e cittadine di andare in vacanza. La popolazione di Villejuif è di classe modesta: i bambini, e in linea generale le famiglie, hanno molte difficoltà ad andare in vacanza. Partendo da questa constatazione, abbiamo deciso di acquistare un terreno dove le famiglie possano soggiornare in campeggio durante le vacanze. Abbiamo quindi acquistato un terreno di dodici ettari a Tannerre-en-Puisaye, nell’Yonne, insieme ad un’azienda agricola che ci permette di conciliare due delle nostre politiche pubbliche: il diritto alle vacanze e l’alimentazione sostenibile, poiché grazie ad un'azienda agricola che coltivava già due ettari in prodotti biologici, potevamo aspirare a raggiungere l’obiettivo del 100 per cento di verdure bio nei nostri asili nido. Ci siamo chiesti come poter rendere disponibili questi prodotti per le famiglie che ne avevano maggiore bisogno e abbiamo istituito delle ceste solidali per le famiglie a basso reddito, distribuite al costo di cinque euro invece di venti. Inoltre, abbiamo deciso di destinare le eccedenze ad associazioni per la solidarietà alimentare come il Secours populaire o i Restos du cœur.
L’originalità del progetto di gestione agricola municipale consiste nel fatto che il terreno di dodici ettari che avete acquistato include un’azienda agricola con due ettari coltivati ad agricoltura biologica, ma anche nel fatto che il comune ha deciso di dare un salario alle due agricoltrici impiegate in loco.
È vero, questo è stato un punto decisivo che ci ha convint* a lanciarci in questo innovativo progetto, perché l’orticoltrice già presente in loco intendeva continuare a lavorare in quella azienda agricola. Per la città ha rappresentato un vantaggio enorme, poiché conosceva già bene il terreno e il materiale, era già formata e abituata a lavorare lì. Non abbiamo avuto bisogno di assumere un’altra persona, né di formarla o orientarla verso il biologico: era già tutto pronto! Anche per l’orticoltrice si è trattato di un vantaggio, perché ha avuto la certezza di un lavoro sicuro, con un contratto da dipendente municipale e un salario fisso, che non cambia tutti i mesi. L’idea di fondo è stata anche quella di mettere a punto un modello vantaggioso per tutt*. Nel mondo del biologico, si dice che una persona sola può occuparsi di un ettaro bio; per questo, abbiamo voluto creare due posti di lavoro per due orticoltrici su due ettari. Nell’organigramma dipendono direttamente dalla direzione della transizione ecologica, che risponde alla direzione generale. Forse, in seguito, dipenderanno dall’ufficio direttivo dell’alimentazione, che è attualmente in via di formazione.
Oggi le orticoltrici beneficiano dello statuto di funzionarie-coltivatrici?
Se lo desiderano, sarà possibile. Al momento hanno un contratto di funzione pubblica e i loro salari sono indicizzati di conseguenza, come per tutt* le funzionarie e i funzionari. L’orticoltrice che ha più anni di esperienza è nella categoria B; la seconda, più giovane, è nella C [insieme alla A, queste due categorie differenziano i gradi di responsabilità degli impieghi pubblici in Francia, NdT].
Perché il comune ha preferito optare per la gestione agricola e non continuare a rifornirsi localmente con produttori e produttrici del posto, passando quindi dal mercato pubblico?
La gestione agricola è un modello molto più flessibile per noi, davvero adattato al nostro progetto alimentare che aspira ad arricchirsi ed evolversi. Ci permette di poterlo adattare senza dover modificare il quadro giuridico. Se si hanno degli accordi con le aziende, come nel caso delle nostre mense scolastiche, è complicato cambiare direzione: ci si impegna per anni ed è molto difficile migliorare gli accordi. Quello attuale, per noi, rappresenta un modello molto meno vincolante, che ci permette anche di ottenere verdure bio a costi più contenuti di quelli sul mercato. La gestione agricola municipale equivale a un servizio comunale a tutti gli effetti, come quelli sportivi o culturali. Vi lavorano funzionari pubblici con l’obiettivo di soddisfare i bisogni della popolazione.
L’azienda agricola dista un’ora e quarantacinque minuti dalla città di Villejuif; la si può considerare una produzione locale?
Per noi, sì. Ci teniamo anche a precisare, ovviamente, che il limite per considerare locale un prodotto è di cento chilometri. Dal nostro punto di vista, 155 chilometri vuol dire locale. Siamo davvero molto vicini all’azienda, coltiviamo biologico, lo facciamo da soli, e questo ci permette di avere davvero il controllo su quello che viene prodotto. Per i nidi comunali e le ceste solidali organizziamo un’unica spedizione settimanale. I cuochi e le cuoche comunicano, il venerdì, le quantità di verdure di cui hanno bisogno, il lunedì si procede al raccolto e il martedì i prodotti sono infine consegnati a Villejuif, tra le 7 e le 10 di mattina.
Come avete lavorato con il personale delle cucine?
Abbiamo organizzato dei corsi di formazione per i/le nostr* couch*. È importante per noi, perché la nostra maniera di rifornirci ha modificato completamente il modo in cui lavoriamo. In precedenza, ogni settimana gli asili nido ordinavano merci diverse l’uno dall’altro. Ogni cuoc* faceva da mangiare come desiderava nel proprio asilo. Oggi i/le cuoch* devono lavorare con verdure di stagione, un aspetto molto gradito. I/le nostr* cuoch* sono piuttosto soddisfatt* di questo cambiamento. Abbiamo organizzato anche visite all’azienda agricola, affinché potessero lavorare a stretto contatto con la nostra orticoltrice. Per noi era importante perché ha permesso di confrontarsi a due realtà che prima non avevano mai lavorato insieme.
L’orticoltrice ha potuto scoprire le difficoltà di cuochi e cuoche, come si organizzano nelle loro cucine, in quale momento hanno bisogno delle verdure. E, al contrario, i/le cuoch* hanno visto da vicino che le verdure non crescono da sole, ma soprattutto che l’orticoltrice ha bisogno di conoscere le loro esigenze settimanali per poter organizzare le colture. In un secondo tempo, abbiamo organizzato una formazione per il personale di cucina, per rammentare loro gli aspetti nutrizionali, in particolare quelli legati alla stagionalità, perché proprio quest’ultima è al cuore del problema. In precedenza, molt* cuoch* ordinavano verdure estive anche in inverno, cosa che per noi non è possibile mettere in pratica. Per finire, abbiamo riformulato i menù per cercare di armonizzarli tra i vari asili nido.
Quali sono state le difficoltà da superare per concretizzare questo progetto?
Il progetto è davvero innovativo, ha pochi precedenti in Francia. La città di Mouans-Sartoux è un buon esempio di modello di gestione agricola, così come Vannes, che ha organizzato cose simili sul suo territorio. Alla fine, però, ci sono poche collettività in Francia, quindi pochi esempi. Il fatto di internalizzare la gestione agricola e immaginare un modello giuridico può incutere timore, perché ovviamente si tratta di competenze non proprio evidenti per una collettività.
È stato necessario anche dimostrare che questo progetto non avrebbe creato una voragine finanziaria, ma al contrario era abbastanza conveniente a medio termine, in un contesto in cui i prezzi dei generi alimentari sono alle stelle, in particolare quelli dei prodotti bio.
Questo vale anche per i prezzi dei soggiorni di vacanza: di questi due aspetti siamo davvero sicur*. È stato necessario finanziare il progetto di tasca nostra, perché non abbiamo trovato sovvenzioni. Nel complesso, questa azienda di dodici ettari ci è costata circa 520 mila euro, comprensivi dell’acquisto del terreno, del materiale agricolo e degli edifici con le celle frigorifere e il materiale di trasformazione. Per avere un termine di paragone, basta pensare che il costo di un immobile di 500 metri quadri a Villejuif si aggira intorno ai 650 mila euro!
Questo progetto alimentare territoriale si colloca nel fulcro della questione, molto attuale, della democrazia alimentare…
In effetti, speriamo di poterci impegnare anche in una politica territoriale a zero precarietà alimentare (TZPA) 1. L’idea sarebbe quella di poter sperimentare, su diversi territori in Île-de-France, la possibilità di andare oltre, in tema di problematiche della precarietà alimentare, e di proporre cose nuove. Siamo ancora all’inizio di queste riflessioni, ma Villejuif ha già inserito la precarietà alimentare nel suo dossier sull’alimentazione. Si tratta davvero di una delle nostre sfide più importanti, alla pari con lo spreco alimentare, e l’accesso di tutti a prodotti biologici, di qualità e locali. Nell’ambito della TZPA, stiamo riflettendo anche su come strutturare le nostre azioni mettendo al centro la sicurezza sociale alimentare. Per il momento, non sappiamo ancora in che misura potremo integrarla; naturalmente, c’è il problema dei finanziamenti. Si tratta, nel complesso, di un progetto molto sfaccettato e diversificato rispetto a quello che si fa altrove. La prossima estate, proporremo ai/alle giovani di Villejuif di lavorare presso l’azienda agricola per sperimentare il lavoro nei campi. Sarà davvero molto interessante avere la possibilità di scoprire qualcosa di diverso e riconnettersi alla natura. Naturalmente, all’inizio incontreranno forse qualche difficoltà, ma alla fine saranno di certo content* di lavorare la terra con le loro mani.
Intervista realizzata da Vina Hiridjee il 22 dicembre 2023
Traduzione di Anna Bissanti, edizione di Elena Pioli | Voxeurop
Footnotes
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Territoire Zéro Précarité Alimentaire, TZPA, NdT