Biodiversità: campagne silenziose

Atlante dei pesticidi

Da anni gli esperti avvertono che la biodiversità è a rischio. I pesticidi sono stati identificati come una delle cause del rapido e disastroso depauperamento del patrimonio di specie animali e vegetali.

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Da anni, nel paesaggio agrario, si osserva una significativa perdita di biodiversità. Dal 1990, per esempio, le popolazioni di uccelli e lepidotteri delle aree agricole sono diminuite di oltre il 30%. La gestione degli agroecosistemi è determinante: le dimensioni dei campi, l'assenza di elementi come le siepi arbustive o le pozze, e l'uso di fertilizzanti chimici e pesticidi di sintesi.

C'è ampio consenso sul fatto che i pesticidi abbiano un ruolo significativo nella perdita di biodiversità: la danneggiano in modo diretto e indiretto. Il controllo delle infestanti mediante erbicidi ad ampio spettro come il glifosato porta alla scomparsa della vegetazione spontanea e, di conseguenza, alla scarsità di risorse alimentari per gli insetti che si nutrono su fiori ed erbe selvatiche. Nel 2017, nell'UE, le vendite complessive di glifosato hanno superato le 46.000 tonnellate. Nello stesso anno, il Paese con la maggiore vendita di glifosato è stata la Francia, seguita dalla Polonia e dalla Germania. Qui, il 40% della superficie agricola è trattata con questo erbicida.

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Il suolo contiene un quarto della biodiversità del Pianeta. I pesticidi distruggono gli organismi indispensabili alla vita.

I risultati di uno studio del 2021 mostrano gli effetti sulla biodiversità derivanti dall'uso di pesticidi. Un istituto tedesco ha analizzato la variazione della diversità floreale rispetto a differenti metodi di coltivazione. Il rapporto in termini di numero di specie e copertura e specie in fiore durante il campionamento e la loro intensità di fioritura era rispettivamente di 3,52 e 100 nei campi gestiti da anni con agricoltura convenzionale, nei campi gestiti da anni con agricoltura biologica e nei campi dove non sono mai stati usati pesticidi chimici. Poiché le piante selvatiche sono importanti risorse di nettare e polline, ci si aspetta che il loro declino dovuto all'uso intensivo di erbicidi possa avere anch'esso un impatto significativo sulla diversità e sull'abbondanza di insetti nei seminativi.

Il drastico declino di questi taxa nelle aree agricole è stato documentato da molti studi. Nei Paesi europei, la popolazione di lepidotteri è calata di circa un terzo fra il 1990 e il 2015. Le Liste Rosse dell'UE mostrano che quasi il 10% delle api in Europa è a rischio di estinzione, per lo più a causa di pratiche agricole che prevedono l'uso di pesticidi e fertilizzanti. Gli insetticidi più usati sono i neonicotinoidi, molto tossici per gli insetti impollinatori come le api. Per questi motivi, oggi, l’uso di 4 principi attivi su 5 è consentito soltanto in deroga. Le api e gli altri impollinatori possono essere esposti ai pesticidi in diversi modi. Per esempio, il polline e il nettare di piante trattate con pesticidi può contenerne dei residui: uno studio del 2017 ha rilevato pesticidi nel miele proveniente da tutto il mondo. Il 75% di tutti i campioni di miele conteneva almeno un neonicotinoide. Più di un terzo dei campioni di miele era contaminato da tracce di neonicotinoidi come l'imidacloprid, notoriamente dannoso per le api.

Sostanze simili sono state rintracciate in uno studio condotto dall'associazione tedesca per l'ambiente BUND. Più della metà dei campioni di miele venduto nei supermercati tedeschi presentava residui di pesticidi come l'acetamiprid o il thiacloprid. Sulla base dei dati disponibili, il thiacloprid è stato classificato come “probabilmente cancerogeno” per l'uomo. Diversi studi hanno appurato che un'esposizione cronica al thiacloprid è significativamente dannosa sul comportamento di bottinatura delle api, sul loro sistema immunitario e sulle capacità di orientamento, e ne può causare la morte.

Sempre più ricerche mostrano che i pesticidi possono essere ancor più nocivi se miscelati, anche quando i singoli composti sono presenti in concentrazioni al di sotto della soglia di sicurezza (NOEC). Per esempio, alcuni fungicidi possono incrementare la tossicità degli insetticidi piretroidi per le api. Studi scientifici disponibili suggeriscono che non è sufficiente ridurre la quantità di pesticidi utilizzata: anche in quantità molto esigue, molte sostanze possono minacciare la biodiversità.

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L’uso di pratiche agroecologiche nei seminativi ha un grande effetto sulla diversità floristica: nei campi da lungo tempo in biologico essa è 17 volte più alta che in quelli convenzionali.

Uno studio dell'Università di Landau (Germania) ha appurato che la quantità totale di insetticidi usati negli USA è stata ridotta del 40% fra il 1992 e il 2016. Pesci, mammiferi e uccelli ne hanno tratto beneficio, poiché il calo era dovuto principalmente al minor uso di certe classi di insetticidi come organofosfati e carbammati, che sono problematici per questi taxa. Tuttavia, il quadro è apparso diverso per gli invertebrati come crostacei e insetti, specialmente per gli impollinatori: nonostante il calo nell'uso degli insetticidi, fra il 2005 e il 2015, la tossicità per queste specie è più che raddoppiata.

Fattori come la quantità utilizzata per unità di superficie e la persistenza dei residui chimici nell'acqua o nel suolo determinano gli effetti nocivi delle diverse sostanze sulla natura. Anche l'efficacia non andrebbe sottovalutata: i pesticidi altamente efficaci (ossia attivi già a basso dosaggio) possono comportare lo stesso rischio potenziale di sostanze utilizzate in passato a dosi più elevate. Per questa ragione, le organizzazioni della società civile europea chiedono non solo una riduzione della quantità utilizzata, ma anche il divieto di specifici pesticidi nocivi.

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L’UE non ha raggiunto i target che si era prefissata per migliorare lo stato di conservazione delle specie protette. Più di due terzi di esse presenta uno stato di conservazione sfavorevole.

Fonti:

p.28: Tari Gunstone et al., Pesticides and Soil Invertebrates: A Hazard Assessment, 2021, https://bit.ly/3GhG3NA. – p.29 in alto: Caspar A. Hallmann et al., More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas, 2017, https://bit.ly/3lEvRXP. Jörg Hoffmann, IPBES, Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services, 2019, https://bit.ly/3bwEi4Y. Tim Wahrenberg, Effects of cultivation practice on floristic and flowering diversity of spontaneously growing plant species on arable fields, 2021, https://bit.ly/3EGKKQR. – p.29 in basso: European Environment Agency, Conservation status of species under the EU Habitats Directive, https://bit.ly/3OZwg3p.