Asilo e migrazioni

Nel 2015 la Germania ha dato prova di ciò che può accadere quando l’empatia è più forte della paura. A dieci anni dal “Ce la faremo” di Angela Merkel, oggi ci troviamo nuovamente di fronte a un bivio con il paese che è chiamato a scegliere tra una rivendicazione di umanità e la realtà di politiche migratorie sempre più restrittive.

A dieci anni dalla “cultura dell’accoglienza”, l’UE esternalizza sempre di più in Nordafrica le proprie responsabilità in materia di asilo e, pur di ottenere un controllo a breve termine delle frontiere, ignora razzismo, repressione e violazioni dei diritti umani.

A dieci anni dalla “estate dell’immigrazione” ancora si continua a discutere animatamente di quanto accaduto e delle decisioni prese all’epoca. In che modo quella stagione si differenzia dall’approccio del 2022 nei confronti delle persone provenienti dall’Ucraina che chiedevano protezione? Quali aspetti sono da valutarsi positivamente e quali sono passibili di miglioramento? Dietrich Thränhardt traccia un bilancio delle politiche di asilo e integrazione dell’ultimo decennio.

Quali effetti ha avuto l'immigrazione italiana in Germania sulla società e sulla cultura tedesca? Nel terzo episodio del podcast Böll dedicato ai 70 anni dell'accordo di reclutamento tra Germania e Italia, esaminiamo, tra le altre cose, le conseguenze sulla cultura quotidiana. Gli italiani hanno insegnato ai tedeschi una nuova leggerezza e a cucinare con olio d'oliva, zucchine e melanzane. Ma anche i film e la musica hanno cambiato la percezione reciproca. Non sempre libera da stereotipi. Lo dimostra la famosa canzone popolare “Zwei kleine Italiener”. L'episodio tratta anche dell'attuale migrazione lavorativa dall'Italia alla Germania e della storia di successo personale di Daniela Cavallo. Nata a Wolfsburg da una famiglia italiana, oggi è presidente del comitato aziendale generale e del gruppo Volkswagen AG.

In che modo l'esperienza e l'identità della seconda generazione di lavoratori immigrati italiani influenzano la vita in Germania, tra integrazione, eredità culturale e il difficile equilibrio tra le due patrie? Quasi la metà degli oltre 800 mila cittadini di origine italiana residenti in Germania sono nati qui. Sono la cosiddetta “seconda generazione”. In questo episodio vogliamo scoprire: come gli italiani e le italiane sono diventati tedeschi? In quali organizzazioni si sono incontrati e si incontrano oggi? Sono presenti nella politica e nei media? E si può già parlare di una comunità italiana grazie ai nuovi accademici immigrati?

Qual è stato il significato dell'accordo di reclutamento italo-tedesco del 1955 per le vite e le esperienze dei lavoratori italiani immigrati in Germania? 70 anni fa, il 20 dicembre 1955, Germania e Italia firmavano un accordo di reclutamento che regolava l'afflusso dei cosiddetti “lavoratori stranieri” nella Repubblica Federale. Si trattava del primo accordo di questo tipo stipulato dalla vecchia Repubblica Federale. Da allora sono arrivati circa quattro milioni di persone dall'Italia, ma solo poche di loro sono rimaste definitivamente. Testimoni dell'epoca ed esperti raccontano perché all'inizio la migrazione per motivi di lavoro è stata accompagnata da lacrime, come si sono sviluppati da allora i rapporti italo-tedeschi e come entrambe le parti ne hanno tratto vantaggio. Nella prima di tre puntate, guardiamo indietro agli anni iniziali.

Trent'anni fa, il termine “Fortezza Europa” era ancora un'immagine e nessuno immaginava che un giorno si sarebbe tradotto in oltre 2.000 chilometri di frontiere esterne “protette” da muri, recinzioni e fossati.  Eppure, ogni fortezza può aprire i suoi ponti levatoi. Perché alcune persone sono esenti dal visto, mentre altre non hanno altra scelta che intraprendere un percorso migratorio pericoloso e incerto? Il sistema dei “ponti” che consentono l'accesso all'UE dovrebbe essere meglio identificato e inquadrato dalla politica migratoria degli Stati membri dell'UE.

I centri delocalizzati per migranti, che operano in Albania sotto giurisdizione italiana, avrebbero inizialmente dovuto esaminare e gestire a livello extraterritoriale le richieste di asilo e accelerare i rimpatri. Dopo una serie di prevedibili blocchi da parte dell’autorità giudiziaria italiana, a marzo 2025 Roma ha rivisto l’accordo e convertito le strutture albanesi in centri per il rimpatrio, facendoli diventare zone grigie legali e vere e proprie colonie penali.