Colture fuori suolo: rivoluzione o illusione?

Atlante del suolo 2024

La coltivazione verticale indoor permette alle colture di crescere tutto l’anno. Questo metodo necessita di meno spazio e promette di ridurre l’uso di acqua, fertilizzanti e pesticidi, proteggendo così sia il clima che l’ambiente. Dovrebbe però rientrare in una più ampia trasformazione dei sistemi alimentari.

L’agricoltura usa il 70 per cento delle acque dolci del mondo. Questo può condurre a possibili carenze d’acqua per il consumo domestico.
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L’agricoltura usa il 70 per cento delle acque dolci del mondo. Questo può condurre a possibili carenze d’acqua per il consumo domestico.

Con il rapido avanzare dell’urbanizzazione, l’idea delle colture fuori suolo sta diventando sempre più popolare. La coltivazione verticale indoor, un approccio importante nell’ambito dell’agricoltura in ambiente controllato (CEA), consente di far crescere in ambienti chiusi lattuga, ortaggi a foglia verde ed erbe. Capannoni o impianti appositamente progettati vengono riempiti con strutture simili a mensole o scaffali a più livelli, talvolta a tutta altezza, su cui vengono allineate le piante, che crescono in ambienti attentamente controllati. Anziché nel terreno, le piante sono immerse in soluzioni a base d’acqua ricche di nutrienti, che circolano nel sistema per fornire minerali essenziali e idratazione alle piante. In alternativa, le radici possono essere sospese in aria o in un substrato in fibra di cocco o perlite, e la soluzione nutritiva somministrata direttamente alle piante.

I sistemi chiusi fanno in modo che nessuna sostanza inquinante, come perdite di fertilizzanti o residui di pesticidi, fuoriesca dalle coltivazioni indoor e penetri nel suolo o nella falda acquifera. Dato che le piante sono esposte a meno agenti patogeni, l’uso di pesticidi è molto ridotto. I computer controllano le luci a LED, l’acqua, la temperatura e i nutrienti somministrati alle piante, consentendo una rapida crescita delle piante e raccolti fino a dieci volte più grandi di quelli ottenuti con i metodi tradizionali. Questo tipo di coltivazione permette anche un notevole risparmio d’acqua. La danese Nordic Harvest, la più grande azienda agricola verticale in Europa, grazie a un sistema di riciclo riesce ad irrigare risparmiando il 95 per cento di acqua, un grosso vantaggio vista la crisi climatica in atto. Un beneficio anche per il suolo, dato che questo tipo di coltivazione ha bisogno di meno spazio. Negli ultimi anni, l’agricoltura verticale indoor ha conosciuto un vero e proprio boom, con catene di supermercati, per esempio Walmart negli Stati Uniti o Lidl e Rewe in Germania, che stanno investendo miliardi nel settore.

Tuttavia, l’agricoltura verticale è energivora, e quindi antieconomica, visti gli alti costi dell’energia. Nel 2022 molte startup nordamericane ed europee sono uscite dal mercato a causa dell’aumento del prezzo di gas ed elettricità. Nel Nord globale, un sistema high-tech che crei le condizioni di crescita perfette, dalla luce alla temperatura all’acqua, costa almeno 300 dollari al metro quadro. Da uno studio condotto in Arizona è emerso che la lattuga idroponica richiede 82 volte più energia di quella ottenuta con metodi produttivi convenzionali, anche se i climi più miti riducono questo fabbisogno.

Inoltre, se questa energia proviene da fonti fossili, le aziende agricole indoor sono responsabili di emissioni di CO2 maggiori. Uno studio del 2022 ha confrontato le emissioni delle coltivazioni all’aperto con quelle di un’azienda agricola verticale in Olanda: l’impianto verticale ha prodotto fino a 16 volte più emissioni rispetto alla coltivazione nei campi. I costi maggiori di energia e lavoro hanno reso l’intera produzione più costosa, facendo lievitare di conseguenza i prezzi dei prodotti. Eppure le aziende agricole verticali potrebbero comunque risultare vantaggiose in città densamente popolate, come Hong Kong o New York, dove i terreni sono molto cari. I sostenitori di questo approccio ricordano che percorsi più brevi per il trasporto delle merci, uniti all’eliminazione degli intermediari, possono produrre un risparmio del 60 per cento sui costi totali. Tuttavia, pur esistendo modelli convenienti, servono comunque competenze tecniche e una costante fornitura di acqua ed energia.

Guardando i tipi di prodotti coltivati fuori suolo si è dedotto che questo metodo può rivelarsi utile per fornire micronutrienti alle piante ed evitare residui dannosi di pesticidi. Non può però sostituire la coltivazione all’aperto di patate, riso o altri cereali, colture che hanno un importante fabbisogno di energia e necessitano di più micronutrienti rispetto, ad esempio, alla lattuga. In teoria, le aziende agricole verticali dispongono delle condizioni ottimali per produrre grano. Uno studio ha stimato che un’azienda verticale a 10 piani su un’area di un ettaro può produrre fra 700 e 1940 tonnellate di grano all’anno, ovvero fra le 220 e le 600 volte il raccolto medio globale di grano (3,2 tonnellate per ettaro). I costi di produzione, però, potrebbero essere enormi: nel 2020 un’installazione artistica ha calcolato che il prezzo del grano coltivato in uno spazio chiuso di un metro quadrato con luce, acqua, calore e nutrienti artificiali è pari a 200 euro al chilogrammo.

In un ciclo sostenibile, le feci dei pesci forniscono nutrienti alle piante, che a loro volta filtrano l’acqua per i pesci.
In un ciclo sostenibile, le feci dei pesci forniscono nutrienti alle piante, che a loro volta filtrano l’acqua per i pesci.

I sistemi idroponici in ambienti controllati sono stati testati anche in insediamenti urbani informali nel Sud globale, al fine di analizzare la loro capacità di contribuire alla sicurezza alimentare attraverso la produzione locale di ortaggi selezionati. Diversi progetti condotti a Nairobi, in Kenya, hanno incontrato una grande partecipazione locale, con un importante passaggio di conoscenze. Queste iniziative hanno evidenziato funzioni specifiche della CEA, come l’adattamento al cambiamento climatico e l'aumento della produzione di cibo nutriente per le comunità urbane che vivono in ambienti difficili con poche risorse.

Le opinioni avverse sostengono invece che gli approcci CEA, seppur interessanti, non possano rispondere alle sfide globali dell’agricoltura. Finora l’agricoltura verticale indoor è apparsa adatta solo a frutti ricchi d’acqua e verdure a foglia che, pur essendo importanti per un’alimentazione bilanciata, contengono poche calorie. Per limitare il consumo di suolo causato dalla produzione agricola, il settore dovrebbe essere riformato per creare un sistema alimentare più giusto e sostenibile. In Europa, oltre il 63 per cento delle terre arabili viene usato per coltivare mangimi: si impone quindi un cambiamento affinché i terreni siano usati in modo più efficiente per fornire cibo sano alle persone, preservando al tempo stesso le risorse naturali. Tuttavia, sul lungo periodo, l’impoverimento del suolo e la crisi climatica potrebbero rendere indispensabili le colture fuori suolo.


Questo articolo, originariamente pubblicato in inglese su boell.de, è stato tradotto in italiano da Laura Bortoluzzi ed edito da Elena Pioli | Voxeurop